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TRIDUUM SACRUM - Molfetta, Pasqua

La Funzione delle tenebre è fissata per le sette del pomeriggio, ma già dalle cinque molta gente è in attesa dietro la porta chiusa della piccola chiesa di Santo Stefano di fronte al porto. È mercoledì santo a Molfetta, dentro la chiesa il sepolcro è già pronto. Al centro, su un tappeto di garofani rosso scarlatto, Cristo morto nel sudario, ai lati le statue che raccontano la sua passione, dappertutto candele accese. Nel silenzio totale si levano antiche e solenni le lamentationes, canti funebri in latino che i confratelli più anziani a turno cantano a cappella.   
Il profumo dell’incenso, la fragranza dei garofani, l’odore della cera che si scioglie, contribuiscono a creare un’atmosfera di grande pathos. Domani la chiesa sarà aperta come tutte le altre per permettere ai fedeli di visitare i sepolcri.
Giovedì Santo è il giorno dei Sepolcri, degli incontri, dei ricordi, della memoria; chiese e strade sono gremite, i molfettesi che vivono fuori tornano, per devozione, per tradizione, in un abbraccio ideale ai parenti, agli amici, alla città. Ogni chiesa allestisce con fiori, grano, candele, il proprio particolare sepolcro per la rievocazione e celebrazione dell’ultima cena, e i visitatori si mettono in fila per l’adorazione o per semplice curiosità e tradizione; poi pian piano le strade si svuotano, tra qualche ora la processione dei Misteri uscirà dalla chiesa di Santo Stefano.
È notte, l’alba è ancora lontana sul mare, dal porto un vento di tramontana schiaffeggia uomini e cose. I portatori nel camice rosso scarlatto cadenzano il passo lento sulle note dolenti delle marce funebri. La processione entra nell’arco della città vecchia, si snoda nelle viuzze strette del centro storico. Le candele accese dei confratelli disegnano ombre suggestive sui muri e sulle pietre color del tempo delle case. Molti pregano, qualcuno piange, i vecchi si tolgono il cappello. Fede, tradizione e folklore si fondono creando un pathos che suggestiona anche lo spettatore più scettico.
Nella processione del Sabato Santo alle mantelle gialle, celesti, viola che coprono i camici bianchi, formando vivaci macchie di colori, si aggiungono i camici e i cappucci neri dell’Arciconfraternita della Morte che portano sulle spalle la Pietà. Lo Stabat Mater di Rossini esalta lo strazio di quel volto di donna che porta in grembo il corpo di suo figlio crocifisso.
La ritirata della processione della Pietà è un’apoteosi di suggestioni, colori, suoni, musica. Accanto alle statue, portate dai confratelli in spalla al lume di candela e dietro la banda, tutta la città accompagna il ritorno della Madonna nella sua chiesa. Tra qualche ora le campane della Cattedrale suoneranno a distesa annunciando che Cristo è risorto, nell’aria già i profumi del pranzo pasquale, i vecchi diranno con occhi lucidi: “abbiamo visto un’altra Pasqua…”.
 
Fotografie di Angela Colonna,  testo di Nicoletta de Palma
TRIDUUM SACRUM - Molfetta, Pasqua
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TRIDUUM SACRUM - Molfetta, Pasqua

Processioni e riti della Settimana Santa a Molfetta.

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